Oggigiorno facciamo parte di un mondo in continuo
mutamento: ciò che oggi consideriamo attuale e moderno domani diventerà passato
e obsoleto, piccoli paesi di campagna che si trasformano in città, città che si
trasformano in metropoli e poi moda, telefonini e computer all’avanguardia,
nuovi futili bisogni si aggiungono alla nostra vita. E’ un dato di fatto: siamo
affluiti nelle strade del profitto, bombardati da mass media sempre più
insensibili, i meccanismi del mercato e più in generale dell’intera società
globalizzata si muovono seguendo l’andamento del profitto, tutto viene
trasformato in merce, le stesse emozioni e sentimenti.
Nulla può sottrarsi a questo “circolo vizioso”, nemmeno
l’arte: si è persa oramai l’immagine dell’artista solitario chiuso nel suo
studio, lontano da ogni mercato possibile. Anche gli artisti sono diventati
membri di questo folle giro di affari e le loro opere sono in balia di
quotazioni inimmaginabili: loro stessi si stanno trasformando (volontariamente
o involontariamente) in produttori non più di un’opera d’arte, ma di merce. Ciò
è da imputare all’artista o ai meccanismi del mercato? Può essere questa
considerata una moda, una tendenza?
Zhang Xiaogang è l’erede di questa società per certi
versi “malata” e da questa stessa fu inizialmente ripudiato al pari di un
“figlio ribelle” fino ad essere elogiato ed acclamato come “star” indiscussa
nell’odierno mercato dell’arte. Il suo è stato un “grande balzo in avanti”:
dall’ultimo posto nel panorama artistico cinese è arrivato ad occupare il
settimo posto tra i cinquecento artisti che hanno guadagnato maggiormente dalla
vendita delle proprie opere. E così, ciò che l’artista cinese ha venduto per $
4,000 nel 1994, lo ha venduto a $ 40,000 tra il 2000 e il 2003, e ciò che ha
venduto a $ 40,000 lo vende a circa $ 200,000 oggi, dopo una scalata al
successo senza sosta.
Parlare del “fenomeno” di Zhang Xiaogang escludendo le
coordinate storico-culturali in cui si è venuta a formare la sua immagine
sarebbe errato: egli è figlio di un paese, la Cina, che nel corso di soli
trenta anni ha subito profondi e radicali cambiamenti, molte vestigia del
passato sono andate distrutte e tutto è in rapido mutamento, gli stessi valori
di un tempo sono andati persi per essere sostituiti da altri. La Cina è stata
teatro di numerose contraddizioni interne: da paese restio ai contatti con
quella parte del mondo capitalista e “sfruttatrice”, da nazione che per
perseguire i valori di un comunismo, forse, eccessivamente utopico si è “macchiata”
di fatti sanguinari, come la famigerata Rivoluzione Culturale ( 1966-1976), da
quella nazione che ha stroncato i sogni di libertà e democrazia dei giovani
cinesi attraverso la strage di piazza Tian’an men ( 4 giugno 1989), oggi, a
seguito della politica di riforma e apertura degli anni ‘80, ha deciso non solo
di abbattere le barriere precedentemente opposte, ma di rubare il posto a
quelle nazioni che per molti anni hanno dominato la scena mondiale, tanto da
divenire il paese più potente al mondo. Ora la Cina siede su quel trono da cui
controlla e governa i meccanismi non solo del mercato economico, ma anche di
quello dell’arte, conquistando nel 2010 il primo posto in termini di entrate
provenienti da aste di oggetti d’arte moderna e contemporanea, superando gli
Stati Uniti e il Regno Unito.
Nel corso di soli trenta anni è cambiata la società
cinese, il modo di far politica e il modo stesso di valutare e giudicare le
opere di artisti come Zhang Xiaogang: dall’essere considerato un “traditore”
per il suo amore nei confronti di pittori occidentali e di correnti come
l’Espressionismo e il Surrealismo e per il suo conseguente rifiuto dello stile
del Realismo Socialista ( imposto da Mao Zedong nella conferenza di Yan’an nel
1942), oggi i suoi quadri sono diventati emblema e specchio della società
cinese, una sorta di marchio di riconoscimento.
daje aspetto di leggere il resto *_* baci
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