Il regista Chengwei "affronta l'AIDS" nel suo terzo film: "Love For Life". In un piccolo paese di campagna, la tranquillità è interrotta da quella che tutti chiamano "febbre", difficile da combattere anche nei paesi più sviluppati, pansate voi in un paesino, dove le case non si possono chiamare case, dove la tecnologia è quasi inesistente e, di conseguenza, la stessa informazione è nulla.
L'aids si diffonde in questa piccola comunità cinese proprio a causa del fratello del protagonista, che convince i compaesani a donare il sangue con la promessa di denaro veloce. Cosa fare in questi casi? Cosa fare di fronte alla certezza di non poter guarire e di morire molto presto? Arrendersi? Troppo semplice. Combattere? Sì.E come? godendo di ciò resta loro, consolandosi con gli amici e rivivendo le passioni.
Gu Chengwei affronta in maniera diversa questo tema: cerca di non cadere troppo nel tragico, o comunque evita di farlo nel momento in cui è possibile farlo, così come cerca di "addolcire" questa piaga sociale con l'umorismo, forse un umorismo un pò amaro, ma pur sempre umorismo.
La storia parla di due giovani malati di AIDS, entrambi con una famiglia alle spalle e che decidono di abbandonare per coltivare la passione che è nata tra di loro, con il fine ultimo di sposarsi. Nonostante le difficoltà, dopo una serie di incontri illeciti, ci riusciranno.
è interessante notare la continua presenza del colore rosso: il rosso che distingue una delle protagoniste all'interno del villaggio, il rosso dei documenti del matrimonio, il rosso del vestito della protagonista, il rosso della carta delle caramelle e naturalmente il rosso del sangue che si vede scorrere da dietro la porta.
Film interessante, commuovente, che fa luce su uno dei tanti problemi sociali che va a colpire le zone rurali cinesi, il tutto nato per un principio ben più futile: il business.